“Tra alcuni esercizi di Warm
up e un altro paio di Cool down,
scegli il tuo Workout con l’obiettivo
di Get fit senza mai saltare lo Stretching. Per variare, scegli un po’ di
Circuit Training”. No, non sto
farneticando, ma sto solo utilizzando un paio delle centinaia di parole comuni nel
mondo del fitness in cui sembra proprio che non si possa allenare il corpo
senza esercitare anche l’inglese.
E invece, se in palestra inciampi nella comprensione dei discorsi degli istruttori o non riesci a pronunciare questi termini senza paura di sputacchiare, non preoccuparti. Noi li sostituiamo tranquillamente con Riscaldamento, Defaticamento, Rimettersi in forma, Allungamento, Allenamento a circuito.
Perché, checchè ne dicano i guru del fitness, gli equivalenti in italiano esistono e possono essere utilizzati.
Non siamo insofferenti nei confronti degli anglicismi né vogliamo costruire muri a protezione della lingua italiana; usiamo solo il buon senso e parliamo potabile.
E invece, se in palestra inciampi nella comprensione dei discorsi degli istruttori o non riesci a pronunciare questi termini senza paura di sputacchiare, non preoccuparti. Noi li sostituiamo tranquillamente con Riscaldamento, Defaticamento, Rimettersi in forma, Allungamento, Allenamento a circuito.
Perché, checchè ne dicano i guru del fitness, gli equivalenti in italiano esistono e possono essere utilizzati.
Non siamo insofferenti nei confronti degli anglicismi né vogliamo costruire muri a protezione della lingua italiana; usiamo solo il buon senso e parliamo potabile.
Se i termini tecnici sono utili durante gli incontri internazionali di formazione o di aggiornamento tra professionisti del settore, sono davvero inutili nelle nostre palestre frequentate quasi esclusivamente da allievi italiani.
Che le parole per nominare gli allenamenti, gli esercizi o i macchinari siano difficili da pronunciare, strane da sentire o oscure da capire non aiuta di certo a diffondere la cultura del movimento, ahinoi, ancora tanto scarsa in Italia
Da professionisti del benessere, abbiamo perciò il dovere di essere chiari. Mettiamoci quindi nelle scarpe – ooops – nei panni dell’allievo: è una forma di attenzione e di rispetto nei suoi confronti.
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